Furono circa 650mila gli uomini delle Forze Armate italiane i quali, catturati l’8 settembre 1943 su più fronti dalle truppe tedesche dopo l’Armistizio dell’Italia con gli Alleati, subirono la deportazione e l’internamento nei lager nazisti. Il regime nazionalsocialista, dopo averli considerati in un primo tempo prigionieri di guerra, nel disprezzo delle norme di diritto internazionale, modificò il loro status prima in internati militari italiani e poi in liberi lavoratori, eludendo la Convenzione di Ginevra e sottraendoli di fatto alla tutela della Croce Rossa Internazionale, per utilizzarli coattivamente come forza lavoro. Sottoposti per venti lunghi mesi ad un trattamento disumano, subirono umiliazioni, fame e le più tremende vessazioni. Decine di migliaia non fecero più ritorno. Coloro che riuscirono a sopravvivere furono segnati per sempre.
Oggi, l’idea di realizzare l’Albo degli IMI Caduti vuol essere non solo compartecipazione nel ricordo, ma testimonianza di affetto e di compianto unanime e durevole nei loro confronti. È inoltre un fattivo contributo per colmare un vuoto di storia e memoria non più tollerabile.
La storia degli IMI, per lo più poco nota, è stata oggetto di interesse da parte dei governi di Italia e Germania in occasione del Vertice tenutosi a Trieste nel novembre 2008, quando fu istituita una specifica Commissione di storici italiani e tedeschi con lo scopo di “occuparsi del passato di guerra italo-tedesco e in particolare del destino degli internati militari italiani”.
A conclusione dei suoi lavori la Commissione, nel dicembre 2012, ha presentato un articolato Rapporto nel quale ha sottolineato, tra l’altro, (www.rom.diplo.de/contentblob/3762348/Daten/.../Rapporto_hiko.pdf) la necessità di “realizzare il libro commemorativo dei defunti dove vengano gradualmente inseriti tutti gli IMI che hanno perso la vita in Germania e nei territori controllati dal regime nazionalsocialista”.
L’Albo degli IMI Caduti è una banca dati on-line, in cui sono inseriti in ordine sistematico elementi anagrafici e biografici del maggior numero possibile dei militari italiani deceduti nei lager del Terzo Reich tra il 1943 e il 1945.
Il data-base è predisposto per registrare nella scheda di ciascun IMI:
- cognome e nome
- luogo e data di nascita
- grado militare e reparto di appartenenza
- luogo e data di cattura
- luogo /luoghi di internamento
- localizzazione geografica dei lager
- impiego lavorativo durante l’internamento
- luogo e data del decesso
- causa della morte
- luogo di sepoltura
In ciascuna scheda, quando possibile, saranno inserite foto (risalenti al tempo di guerra) per dare un volto ai nomi e, ove conosciute, documentazioni e brevi note, nonché indicazioni sulle fonti.
L'aggiornamento del sito è possibile in ogni momento ed anzi è auspicabile proprio il coinvolgimento di singoli, di famiglie, di comuni ed associazioni per rendere sempre più preciso un elenco che non è ovviamente definitivo.
L’ANRP intende portare avanti nel tempo, coinvolgendo anche altri soggetti pubblici e privati, nazionali e internazionali, nel mantenimento e ampliamento del database, una ricerca che sarà essa stessa moltiplicatore di memoria e stimolo a ulteriori ricerche.
Dall'esperienza degli IMI, evinta dai dati d’archivio, dalle testimonianze e da altra documentazione acquisita e registrata nell’Albo degli IMI Caduti, si potranno trarre utili considerazioni per far riflettere i cittadini sui temi dei diritti umani, della libertà e della democrazia, valori fissati nella nostra Costituzione repubblicana e sui quali è nata e si fonda la Costituzione dell'Unione Europea. Il database potrà inoltre contribuire al dibattito sulle conseguenze del nazifascismo.
Il progetto dell’Albo degli IMI Caduti, in sintonia con le “Raccomandazioni” della Commissione italo-tedesca di storici, non deve intendersi come una “archiviazione” sulla “responsabilità”, che va ricercata con un negoziato tra i due governi, come indicato dalla Corte Internazionale di Giustizia (sentenza del 3 febbraio 2012, sull’immunità giurisdizionale degli stati), ma un atto dovuto per non disperdere il patrimonio storico, sociale, culturale e umano legato alla drammatica vicenda degli IMI.